
Donne e lavoro, il coraggio che rigenera il mondo
La Fillea Cgil al fianco delle lavoratrici per rivendicare professionalità, diritti e tutele
Fillea Cgil di Roma e Lazio
“Lavori come un uomo! Sei proprio cazzuta! Una ragazza carina come te che fa questo lavoro in cantiere?! Questi indumenti non ti rendono giustizia. Non fanno vedere niente. Sei acida, non è che ti manca con chi sfogarti? Dottoressa, come mai gli occhiali da sole? Hai cavalcato stanotte? Stellina, potresti portarmi quel progetto?”. Frasi violente, denigratorie e sessiste raccolte ed interpretate in un video dalle lavoratrici del settore delle costruzioni. Parole ripetute spesso nei cantieri, negli uffici e nelle fabbriche. Un progetto realizzato dal sindacato delle costruzioni con il patrocinio e la preziosa collaborazione della Fondazione Una Nessuna e Centomila. Una violenza che parte dal linguaggio, portatrice di disagio e umiliazione, è la manifestazione concreta dell’esistenza di una cultura fondata e incentrata sul patriarcato. Per una donna che voglia affermarsi dal punto di vista lavorativo, sembra essere fondamentale rivendicare il riconoscimento della propria professionalità, non capita di rado che nei cantieri in cui la maggior parte delle volte si è l’unica donna e l’unica a essere chiamata per nome e cognome, mentre i professionisti uomini vengono chiamati con il loro titolo. Come sindacato registriamo tra le donne un aumento significativo delle malattie professionali legate allo stress, un segnale da non sottovalutare.
E proprio in occasione della giornata del 25 novembre 2024, la Fillea Cgil ha deciso di “denunciare’ con le voci e i volti delle lavoratrici il disagio nel proprio posto di lavoro. Operaie, restauratrici, archeologhe, ingegnere, architette, impiegate. La nostra organizzazione rappresenta i dipendenti e le dipendenti dell’edilizia, restauro legno, cemento, calce, laterizi e lapidei. Sono oltre 90mila le donne che lavorano nel settore delle costruzioni, nelle fabbriche, nei cantieri e negli uffici.
L’impegno della Fillea Cgil a denunciare ogni molestia è accolto anche con varie iniziative territoriali come quella della Fillea Cgil di Roma e Lazio del 29 novembre 2024, che ha voluto riaffermare la forza e il coraggio delle donne proprio dall’esempio delle sorelle Mirabal per tracciare una risposta alla condizione delle donne in questo momento storico dal titolo “Mirabal, nessuna riposa – Siamo il coraggio che rigenera il mondo” Un dialogo per difendere le donne, i diritti umani, dei giovani, della natura. L’audacia e la temerarietà delle sorelle Mirabal è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite con la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e celebrata il 25 novembre di ogni anno per ricordare il brutale assassinio avvenuto nel 1960, nella Repubblica Dominicana, dove le tre sorelle, considerate rivoluzionarie, vennero torturate e uccise.
In ricordo di quel momento e contro ogni forma di violenza subìta dalle donne la Fillea Cgil di Roma e Lazio ha promosso l’iniziativa non solo per commemorare le Farfalle domenicane ma soprattutto per ricordarne il valore e l’importanza che ancora oggi ispirano per le battaglie che le donne devono affrontare ogni giorno. L’iniziativa, fortemente voluta, rientra in un ciclo di incontri per sensibilizzare le lavoratrici e i lavoratori, la società civile tutta sulla condizione femminile, contrastare la violenza di genere, sulle bambine e i bambini in ogni territorio e ogni giorno.
Molestie nel luogo di lavoro con dati negativi emergono dal sondaggio DISCO 2024 della CIA -Confederazione Italiana Archeologi: più di un archeologo su 5, in grandissima maggioranza donne, dichiara di aver subito molestie di qualche natura sul posto di lavoro. Fra le risposte affermative, il 93% sono donne. Si tratta per lo più di molestie verbali, provenienti in maggior parte da esterni al gruppo di lavoro degli archeologi, in sostanza da operai per la quasi totalità da uomini (98,9%) e durante l’orario di lavoro (87,2%). In quasi il 60% dei casi le molestie suscitano stati di ansia o sensazione di pericolo e solo il 27% delle vittime ha sporto denuncia.
Dal sondaggio DISCO 2024, nell’ambito del progetto europeo Discovering the Archaeologists of Europe (da cui DISCO), inoltre, risulta che l’archeologo italiano ha circa 41 anni, un titolo post laurea ed è di genere prevalentemente femminile ed è una figura impegnata prevalentemente nella libera professione (circa 62%).
Foto: Rita Valenzuela, Serena Ciprietti e Ermira Behri, Segretaria Regionale Fillea CGIL Roma e Lazio
Autor. Fillea Cgil di Roma e Lazio
Fonte: STORICO DE «IL TEMPO DELLE DONNE» curato e scritto dalla presidentessa RITA VALENZUELA, il 3 di marzo nella sala del Carroccio, Campidoglio, Roma.
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Info: iltempodelledonnegruppo@gmail.com
cel.:39 347 682 6636

Se oggi appare meno frequente rispetto al passato l’abbandono della professione da parte del sesso femminile in coincidenza con la nascita dei figli (fra i 35 e i 40 anni), l’indagine constata che nelle fasce più alte di reddito (30-100 mila € annui) gli uomini sono quasi il doppio rispetto alle donne, circa il 29% contro il 15%.
Non possiamo non tenere conto che anche nel Lazio il numero delle donne occupate nel settore dell’edilizia regolarmente denunciate nelle Casse Edili1 è nettamente inferiore al numero degli uomini nonostante gli ultimi anni sia cresciuto soprattutto nelle alte qualifiche. Tra queste ci sono figure altamente specializzate, come le restauratrici e le archeologhe, che tenendo presente l’immenso patrimonio culturale della città di Roma si pensa che siano privilegiate e ben pagate. Ed invece, nella maggior parte purtroppo sono precarie perché i contratti durano pochi mesi e vengono inquadrate in livelli 1
Le Casse edili sono enti territoriali di natura contrattuale. Nascono dalla contrattazione collettiva nazionale (Ccnl) e dagli accordi territoriali firmati dalle associazioni imprenditoriali e dalle associazioni sindacali dei lavoratori del settore edile che si occupa di tutelari i diritti dei lavoratori a supporto del CCNL.
non adeguati, quindi con un salario decisamente inferiore rispetto alla loro formazione professionale. Queste lavoratrici, inoltre, non hanno sempre “la fortuna” di essere assunte con un “normale” contratto di lavoro che le riconosca giusti diritti e tutele, spesso le vengono proposte contratti in somministrazione o di collaborazione oppure contratti nazionale alternativi, i cosiddetti contratti pirata”. La Fillea Cgil da anni denuncia il dumping contrattuale nel settore del restauro tramite l’applicazione di contratti firmati da sindacati non rappresentativi con importanti differenze salariali e perdite di tutele e diritti.
In alternativa, spesso vengono reclutate come libere professioniste, nella maggior parte dei casi “finte partite Iva” in modo che le aziende abbiano un forte risparmio economico e meno responsabilità. Ciò significa avere un compenso mensile non soddisfacente, con redditi lordi, annui che si aggirano intorno a 21.3802 di cui potranno usare poco più della metà per poter vivere, ossia pagare un affitto, un mutuo, fare la spesa, curarsi ecc..
Da questa cifra dovranno detrarre le imposte erariali e i versamenti contributivi, che comunque potrebbero non assicurare né una pensione dignitosa né un Welfare statale adeguato
non adeguati, quindi con un salario decisamente inferiore rispetto alla loro formazione professionale. Queste lavoratrici, inoltre, non hanno sempre “la fortuna” di essere assunte con un “normale” contratto di lavoro che le riconosca giusti diritti e tutele, spesso le vengono proposte contratti in somministrazione o di collaborazione oppure contratti nazionale alternativi, i cosiddetti contratti pirata”. La Fillea Cgil da anni denuncia il dumping contrattuale nel settore del restauro tramite l’applicazione di contratti firmati da sindacati non rappresentativi con importanti differenze salariali e perdite di tutele e diritti.
In alternativa, spesso vengono reclutate come libere professioniste, nella maggior parte dei casi “finte partite Iva” in modo che le aziende abbiano un forte risparmio economico e meno responsabilità. Ciò significa avere un compenso mensile non soddisfacente, con redditi lordi, annui che si aggirano intorno a 21.3802 di cui potranno usare poco più della metà per poter vivere, ossia pagare un affitto, un mutuo, fare la spesa, curarsi ecc..
Da questa cifra dovranno detrarre le imposte erariali e i versamenti contributivi, che comunque potrebbero non assicurare né una pensione dignitosa né un Welfare statale adeguato